Vivere il sogno americano | Pirelli

Vivere il sogno americano

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Passato, presente e futuro
L'America ha spesso avuto un approccio domestico al motorsport: non solo il pubblico americano  tende a preferirei propri campionati (in primis Indycar e NASCAR) ma anche i suoi piloti. Al momento, anche se c'è un team americano  con la Haas, non ci sono piloti americani in Formula 1; è questo sarà cruciale per aumentare l'appeal. Alexander Rossi è il  pilot ache più si è avvicinato alla F1 negli ultimi anni, e circolavano  voci su Santino Ferrucci – finché quest'anno non ha tamponato il compagno di squadra in Formula 2 a Silverstone ed è stato licenziato – ma incredibilmente bisogna tornare al 1993 per trovare l'ultimo americano a tempo pieno in F1: Michael Andretti. E il suo miglior risultato, non aiutato dall'avere come compagno di squadra Ayrton Senna, fu il terzo posto a Monza. E c'è stato solo un campione del mondo americano in F1, Phil Hill nel 1961.
Ma ci sono stati molti altri piloti americani in altre Serie internazionali, che hanno avuto grande successo. Tutto ha a che fare anche con le condizioni. Fino a poco tempo fa, non ci sono state Serie di monoposto degne di nota con lo scopo specifico di essere propedeutiche per la F1: la Indy Lights e la Formula Atlantic portano invece verso la Indycar. Adesso la situazione sta cambiando, grazie alla Formula 3 e alla Formula 4 in America, entrambe fornite da Pirelli ed entrambe gare di supporto questo weekend al GP degli Stati Uniti. 

Endurance e ghiaia
In fatto di endurance – e di altre forme di corse di sports car – l'America ha un record molto più forte. Hurley Haywood, Price Cobb e Al Holbert sono tra i vincitori di Le Mans, mentre ci sono stati due americani che hanno vinto la 24 ore del Nurburgring. Tutto questo ha una spiegazione semplice:  le gare endurance sono una fissa nella psyche degli americani come il popcorn, grazie a circuiti epici come Daytona e Laguna Seca. La Formula 1 non si avvicina nemmeno lontanamente allo stesso pubblico, il che per ironia è il motivo per cui alcuni piloti di F1 – incluso Nigel Mansell – hanno scelto di vivere in Florida. Lì non vengono riconosciuti o infastiditi. 
In America c'è anche grande tifo per le gare off-road. Anche il più grande pilota americano – il leggendario Mario Andretti – ha iniziato la sua carriera sugli ovali sterrati: per tradizione, il primo passo verso qualunque forma di motorsport in America.
Forse il pilota americano più noto, specie nella generazione più giovan, è un altro specialista dell'off-road specialist: Ken Block. Non è particolarmente noto per le sue attività in pista, ma piuttosto per i  suoi video ‘Gymkhana'. Ma Block ha corso nel World Rally Championship in passato (miglior risultato in carriera il 7° posto nel Rally del Messico 2013) e attualmente corre nel rallycross. 

Dove il rally incontra il circuito
E questo ci riporta ad Austin. Il Circuit of the Americas è anche sede dell'unica pista di rallycross in America – dove l'off-road incontra il circuito – costruita a inizio di quest'anno tra le curve 12 e  15. Solo poche settimane fa ha ospitato un round del campionato World Rallycross, che ha visto una notevole presenza di pubblico. L'ultimo campione Pirelli nel mondiale rally, Sebastien Loeb, è arrivato ai piedi del podio e ha descritto la pista come una delle più complesse nel rallycross, dove superare è praticamente impossibile. Cosa che non vale per la pista di F1, che offre diverse opportunità di sorpasso. Ma è interessante notare che il rallycross – cui hanno partecipato diversi ex-piloti di F1 quest'anno, come Jacques Villeneuve, Scott Speed e Alex Wurz – utilizza sempre più location della F1. A Barcellona ha preso il via il rallycross world championship 2018, e nel 2019 entreranno in calendario Spa – dove sarà costruito un nuovo epico circuito da rallycross con il layout della curva Eau Rouge – e  Yas Marina ad Abu Dhabi.
Dopo aver ospitato anche il World Endurance Championship, il Circuit of the Americas ormai è un punto fermo per gli appassionati di motorsport del Paese e dal 2016 anche i promoter della Formula 1 (Liberty Media) sono americani, e hanno in programma di organizzare più gare negli Stati Uniti. Manca solo un pilota di F1 americano.