E’ a questo punto che la Red Bull entra tempestosamente nella sua vita. Le performance di Seb in America non passano inosservate e la Toro Rosso, team satellite della squadra austro-inglese, gli offre il volante del defenestrato Scott Speed,che nonostante il cognome esce dalla F1 senza biglietto di ritorno. In Giappone, a fine ottobre, si materializzano due segni del destino: diluvia e Seb è a un passo dal podio, mostrando una grandissima confidenza sul bagnato, quando la sua cavalcata viene interrotta da una tamponata alla Red Bull di Mark Webber in regime di Safety Car. Il pilota rientra ai box in lacrime ma già in Cina, GP successivo, centra il quarto posto che gli vale la conferma in Toro Rosso per il 2008.
Ovvero il suo anno magico: la prestazione maiuscola a Monza, nuovamente sotto il diluvio, gli vale la prima vittoria in carriera, la prima e unica del team ex-Minardi e il record di pilota più giovane di sempre (21 anni e 73 giorni) a vincere un GP. Il record gli verrà tolto nel 2016 da Max Verstappen, primo in Spagna a 18 anni e 228 giorni. Ma il capolavoro di Monza lo trasporta con il tappeto volante in Red Bull, dove si ritrova Webber a fianco. Nel 2009 i risultati iniziano a grandinare: la monoposto austriaca è fortissima e Seb centra due vittorie, quattro secondi posti e due terzi, finendo secondo nel Mondiale alle spalle di Jenson Button la cui Brawn GP era stata imbattibile nella prima parte di stagione.
Il seguito è nel ricordo di tutti. Vettel conquista nel 2010 il suo primo titolo ad Abu Dhabi, sfruttando da maestro di strategia (e anche un po’ di fortuna) un errore tattico della Ferrari che devia Alonso dal titolo. È il più giovane campione del mondo di sempre (23 anni e 134 giorni, record tuttora suo) e la doppietta iridata arriva nel 2011, sulle ali di una Red Bull imprendibile. Terzo Mondiale nel 2012, dopo un nuovo duello con la Ferrari di Alonso, penalizzato stavolta da un paio di collisioni di cui è vittima incolpevole, e il quarto matura nel 2013. Il ruolino di marcia è impressionante: 448 punti in più, in quattro anni, del suo compagno Webber lo proiettano in un’orbita apparentemente irraggiungibile.
Nessuno aveva mai vinto quattro titoli di fila, a parte Fangio negli anni Cinquanta e Schumi con la Ferrari nei primi del 2000. Sono numeri eclatanti e Sebastian viene indicato con uno dei Grandi di tutti i tempi. Ma nel 2014, come già accennato, la Formula 1 imbocca la strada del motore ibrido, la Mercedes sale in cattedra (non vi è ancora scesa), Sebastian non vince neanche una gara e subisce il suo compagno Ricciardo che ne vince tre e diventa automaticamente il numero uno in squadra.