Storia, mito e casinò | Pirelli

Storia, mito e casinò

Dal 1950, anno del primo campionato della Formula 1® iridata, a Montecarlo si è corso sempre eccetto dal 1951 al 1954. Soltanto il circuito di Monza è stato più costante nella storia, avendo mancato la sola edizione del 1980. Nessuna sorpresa, quindi, se l'albo d'oro della corsa monegasca rappresenta l'intera storia della Formula 1®. Un'occhiata frettolosa al solo periodo con validità iridata (nel Principato si iniziò infatti a gareggiare già nel 1929) potrebbe ricordare che la McLaren precede la Ferrari in cima alla classifica di vittorie e pole position. O sottolineare che in epoca moderna, esclusi i decenni '60 e '70 quando il motore Ford spingeva quasi tutti i team in campo, il propulsore Mercedes vi ha vinto più di tutti: 10 volte. Ma a Montecarlo la storia vera la fanno gli uomini.  

A Montecarlo, a volte vale l'equazione rischio uguale brivido. Ma il Principato è anche sinonimo di glamour, bel-mondo e regalità. La scena, pur modernizzata, è sempre quella rappresentata dalla famiglia Grimaldi riunita a premiare il vincitore sull'unico podio del Mondiale ospitato in un terrazzino quasi liberty anziché sull'ultra-tecnico podio in metallo tipico di tutti i circuiti moderni: un'oasi di regalità e di storia a circa trenta metri dalla più imponente teoria di yacht ultra-miliardari allineati in porto. Non deve stupire, allora, che Montecarlo abbia sempre voluto un suo re. In epoca iridata, Juan Manuel Fangio è stato il primi a vincervi 2 volte: nel 1950 con l'Alfa Romeo e nel 1957 con la Maserati del quinto e ultimo titolo iridato. Poi toccò a Maurice Trintignant, primo con la Ferrari (1955) e con la Cooper tre anni più tardi. Primo tris monegasco per Stirling Moss: nel 1956 con Maserati, mentre nel 1960-61 con Lotus. Soltanto quattro diversi vincitori (c'è anche Jack Brabham, 1959) in otto edizioni: le teoria del principe in pista iniziò da subito ad alimentare confronti e gerarchie. 

Poi arrivò Graham Hill. Sue cinque vittorie fra il 1963 e il 1969: le prime tre su BRM; con la Lotus le altre. Due soli anni di interruzione: il 1966 e il 1967, che comunque Hill concluse sul podio. La leggenda del baffuto due volte campione del mondo a Montecarlo ha resistito per tutti gli anni '70 e '80. Si diceva non solo che avesse una sensibilità particolare, ma anche che ci fosse una certa vicinanza di stile, quasi di lignaggio, fra il mito del Principato e quello di un pilota che anche in tuta sapeva assomigliare a un lord.    

Ma c'è un'altra storia di predestinazione fra Montecarlo e il pilota più vicino al ruolo di più grande di sempre: Ayrton Senna stava per vincere il GP di Monaco al suo debutto nel 1984 a bordo di una modesta Toleman, ma una pioggia torrenziale lo rese incontenibile, fino a risalire le posizioni con una marcia inarrestabile e minacciare la vittoria di Alain Prost, impegnato con la super-McLaren in una battaglia fondamentale per la conquista di quel titolo iridato. Ma la bandiera a scacchi, sventolata con inspiegabile anticipo da un compiacente Jacky Ickx nei panni del direttore di gara, cambiò le carte in tavola: Prost, campione già celebrato, salvò vittoria e faccia, mentre nel paddock ancora annegato dal diluvio un inzuppato e incredulo Senna chiedeva a tutti il perché di quella brusca conclusione. Per la cronaca, quel successo valse a Prost un punteggio dimezzato: 4,5 punti contro i rituali 9. A fine stagione, il pilota francese perse il titolo a favore del suo compagno Niki Lauda per mezzo punto. Uno scherzo del destino: i 6 punti del secondo posto a Montecarlo a gara disputata sulla distanza piena lo avrebbero eletto campione. "Giustizia è fatta", disse qualcuno. Probabilmente lo pensò anche Senna, che presto si sarebbe ripreso il maltolto con gli interessi.

Fra il 1987 e il 1993, Senna collezionò sei vittorie: la prima con la Lotus e le altre con la McLaren. Tranne nel 1988, quando con quasi un minuto di vantaggio sul compagno Prost andò a sbattere prima del tunnel a una manciata di curve dall'arrivo. Un'alchimia incredibile, quella fra uomo, macchina e circuito. E nuovo record destinato a durare per un bel po'. Neppure Michael Schumacher riuscì a infrangerlo, fermandosi sotto la rocca dei Grimaldi a 5 successi, tre dei quali con la Ferrari, l'ultimo che è ancora oggi il successo più recente degli otto firmati dal Cavallino nel Principato.