Barcellona, alias Circuit de Barcelona-Catalunya, per citare il nome completo del circuito, è un survivor dalla pelle dura. È presente nel calendario della Formula 1 dal 1991 e non è mancato un solo anno, oltre ad essere un appuntamento fisso per le prove pre-stagione.
In passato il circuito ha dovuto affrontare problemi complessi, a partire dalle difficoltà economiche, all’innalzamento dei contagi da Covid, fino alle agitazioni legate all’indipendenza della Catalogna; per non parlare delle accuse rivolte da alcuni fan, secondo cui il circuito è noioso, cosa che, nel 2007, ha portato all’installazione di una chicane per aiutare a creare più opportunità di sorpassi. I piloti e i team conoscono il circuito come le loro tasche e un problema sono stati anche i team che non facevano un uso completo delle sessioni di prova, in quanto avevano già molte delle informazioni necessarie.
Ma nonostante tutti questi intoppi, la gara è ancora lì come un pugile professionista che si rifiuta di essere mandato al tappeto. Una delle ragioni è, naturalmente, la passione del pubblico locale (a cui purtroppo non è consentito assistere quest’anno, causa Covid) e la presenza dei piloti spagnoli, con Fernando Alonso e Carlos Sainz entrambi nuovamente schierati sulla griglia. Quello che tutti sperano è che si ripeta il miracolo 2013 (anno in cui il Gran Premio spagnolo ha oltretutto festeggiato il suo centenario): è stata l’ultima volta che un pilota spagnolo ha vinto in terra natia. Il campione in questione era Alonso su Ferrari, che si è battuto risalendo dalla quinta posizione durante le qualifiche: un risultato strabiliante su un circuito in cui iniziare pressoché in testa è quanto mai essenziale.