Non più Spice Girls e gondole | Pirelli

Non più Spice Girls e gondole

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In un'era di tecnologia e relativa austerità, le presentazioni di Formula 1 non sono più quelle di un tempo. Ai vecchi tempi, c'erano vere e proprie acrobazie pubblicitarie, con i team che si sfidavano a colpi di dichiarazioni.

Prendete la Benetton nel 2001, quando la nuova B201 (che sarebbe stata portata a un inatteso settimo posto nel Costruttori da Giancarlo Fisichella e Jenson Button) fece il suo debutto a Venezia, arrivando su una gondola. 

O il lancio della Jordan un anno dopo, quando la monoposto sponsorizzata DHL arrivò in un aeroporto a bordo di un cargo davanti ai media ed Eddie Jordan dovette firmare alla consegna. Probabilmente adesso preferirebbe non averlo fatto, visto che la macchina fece solo 9 punti nel Costruttori, anche se in qualche modo riuscì a portare a casa il sesto posto in campionato. 

E chi può dimenticare il lancio della McLaren MP4/12 accompagnato dalle Spice Girls nel 1997 (stagione in cui il team arrivò quarto, anziché lottare per il Titolo come sperava). Meglio non parlare invece della presentazione BAR-Honda ‘My Earth Dream'– al Natural History Museum di Londra nel 2007. Nonostante le molte promesse e un ottimo budget, il team chiuse la stagione in ultima posizione.

C'è un tema ricorrente. Più elaborata è la presentazione, più alto il rischio di passare per pazzi se il risultato finale non è all'altezza dell'evento. E per i team di Formula 1, essere considerati pazzi è l'oltraggio peggiore. Ecco in parte perché le ultime presentazioni tendono a essere più tranquille che in passato, con le monoposto spesso svelate solo su Internet e i team principal che minimizzano le loro aspettative.

Un lancio da ricordare
Non è sempre stato così. Forse la presentazione più straordinaria si svolse in un angolo umido ma aristrocratico dell'Inghilterra nel 1974. Lord Alexander Hesketh lanciò la Hesketh Racing 308 – la primissima monoposto del team, progettata da Harvey Postlethwaite – nelle scuderie della dimora di Easton Neston, vicino a Silverstone. Quelle scuderie erano effettivamente il luogo dove la macchina era stata costruita, anche se per vari motivi non corse fino al Sud Africa, terzo GP della stagione 1974.

A queste presentazioni venivano anche dati dei regali – e ai fortunati presenti venne data una copia delle memorie del 24enne Lord Hesketh, intitolata: The Heavily Censored History of Hesketh Racing. Alcuni di quesi libri vennero autografati da Hesketh (che per l'occasione di era preparato con diversi whisky, come tradì il suo discorso tentennante), dal pilota James Hunt e dal noto team manager ‘Bubbles' Horsley. Qualcuno ebbe persino un orsetto– la mascotte del team. Adesso i giornalisti sono fortunati se tornano a casa con una penna omaggio. 

“Quando entrai per la prima volta nel motorsport, la maggior parte della gente pensava che fossi un buffone con molti soldi e pochissimo buon senso”, dice scherzando Hesketh nel suo libro. “Ma questa teoria adesso è totalmente demolita, non tanto grazie alle eroiche imprese di un giovane di nome Hunt con una lunga storia di tentati suicidi contro le barriere, né per una figura ricercata dall'Interpol in ogni Paese in cui si corre, noto come Bubbles, Nè per l'invenzione di quell pazzo di Postlethwaite, ma per il fatto che vi ho persuasi a scaricare 1s/6d per questa pubblicazione senza senso”.

Ma un lancio carico di whisky in una scuderia non fu niente rispetto all'eccentricità dell'anno precedente, quando il team corse con una Surtees TS9 privata. Quando il motore del team Hesketh andò KO nella Race of Champions non valevole per il campionato, furono visti sedere in cerchio pregando al ‘Great Chicken in the Sky' perché gliene trovasse un altro. Incredibilmente la cosa funzionò. Un divertito Max Mosley, responsabile del team rivale BRM, gli presto un motore di riserva. La Hesketh Racing divenne poi un cliente BRM e sopravvisse al lancio della sua prima monoposto di F1 in quell freddo gennaio del 1974.

La stagione delle presentazioni F1 2019
Torniamo ai più prosaici tempi moderni. Le presentazioni di quest'anno sono iniziate con la Haas il 7 febbraio, con una macchina che ricorda i colori della Lotus John Player Special, grazie al suo nuovo sponsor, Rich Energy. Con qualcosa che ricorda Lord Hesketh, l'originale CEO Rich Energy William Storey – in giacca rossa e con una lunghissima barba – ha detto che l'obiettivo del team quest'anno è sfidare la Red Bull. Una dichiarazione di peso, a differenza dalla consueta cautela che caratterizza questi eventi. 

Se lanci per primo, hai più pubblicità: dall'altra parte, la Williams è stato il primo team a presentare la macchina lo scorso anno e la cosa non è andata a suo favore.

La Williams ovviamente è un altro team che quest'anno ha un look diverso, con la poco nota azienda di telecomunicazioni Rokit che sostituisce Martini come title sponsor. Sia la Haas sia la Williams hanno fatto delle ‘presentazioni livree' quest'anno – con lo schema colore lanciato prima del resto della macchina. La prima vera presentazione 2019 è stata quella della Toro Rosso l'11 febbraio, con la nuova STR14 che adesso presenta molta più tecnologia Red Bull.

La maggior parte della nuove monoposto si assomiglia e finora non ci sono state grandi sorprese: forse a sottolineare il senso di understatement che caratterizza la moderna stagione delle presentazioni. A molte i media non sono neppure più invitati. L'Alfa Romeo (o Sauber, per i nostalgici) sarà l'ultimo team a presentare la macchina, togliendo i veli la mattina del primo giorno di test a Barcellona. 

Una pratica diventata comune, con due team che lo scorso anno si sono svelati solo a Barcellona e tre l'anno prima – ma quest'anno la F1 sembra essere leggermente in anticipo sui tempi. Con la Haas che ha usato il celebre Royal Automobile Club di Londra per lanciare la sua nuova livrea e la Force India (ora Racing Point) che ha organizzato un evento speciale al Canadian International Auto Show a Toronto. 

Tutto con moderatezza, sembra il messaggio del giorno.