Circuito Nurburgring Formula 1: Caratteristiche e Curiosità | Pirelli

Circuito Nurburgring Formula 1: Caratteristiche e Curiosità

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Dall'anello nord a quello sud

 

Il moderno circuito del Gran Premio del Nürburgring nasconde un segreto tra gli alberi che si ergono oltre le vie di fuga e le barriere di pneumatici: il colossale Nordschleife. Con gli attuali 20,8 chilometri, quattro volte la lunghezza del normale circuito del Gran Premio (5,1 km), è il circuito permanente più lungo e temibile di tutte le corse automobilistiche. Senza dimenticare che quando fu inaugurato nel 1927 il circuito era ancora più lungo, quasi 23 km che furono teatro di alcune delle più grandi pagine delle gare automobilistiche.

Più della lunghezza, sono le curve veloci, i cambi di pendenza e la vicinanza delle barriere di protezione che rendono il Nordschleife così impegnativo per i piloti. Il Nürburgring fu realizzato sulle montagne dell'Eifel intorno alla città e al castello di Nurburg negli anni '20 e poco dopo ospitò il suo primo Gran Premio di Germania: inizialmente su un tracciato ancora più lungo (il Gesamtstrecke) che combinava il Nordschleife (o 'anello nord') con il Sudschleife (o 'anello sud') più corto, situato dove si trova l'attuale circuito GP.

Parte del calendario di Formula 1 dal 1951, il Nordschleife si è dimostrato abbastanza impegnativo con l'aumentare della velocità delle auto. Proprio per questo motivo si è guadagnato il soprannome di "L'Inferno Verde" attribuitogli da Jackie Stewart dopo aver vinto la gara del 1968 con oltre quattro minuti di vantaggio sotto la pioggia e la nebbia. Dopo il boicottaggio della gara del 1970 da parte dei piloti per motivi di sicurezza, sono state apportate alcune modifiche, come il livellamento di alcuni dossi e salti, ma gran parte del pericolo rimaneva e questo tipo di spettacolo poco si adattava alle richieste della televisione. L'ultima gara di F1 sul leggendario Nordschleife si è svolta infatti nel 1976, segnata dal famoso incidente in cui Niki Lauda ha subìto ustioni e soprattutto una intossicazione polmonare tali da fargli rischiare la vita.

 

 

In gara giorno e notte

 

Dopo essersi trasferita ad Hockenheim, la Formula 1 torna al Nürburgring sul nuovissimo circuito Gp-Strecke per il Gran Premio del 1984, ma le corse sono continuate sul tracciato Nordschleife in altre categorie: soprattutto GT e gare endurance. Il momento clou è la 24 Ore del Nürburgring, che si tiene su un tracciato lungo 25,3 km che unisce il Nordschleife e il circuito del Gran Premio. È una delle pietre miliari del calendario delle gare di durata: non così conosciuta come Le Mans ma sicuramente altrettanto impegnativa, se non di più considerando il grado di difficoltà del circuito. Earl Bamber, che ha vinto due volte a Le Mans con Porsche, una volta ha commentato che Le Mans è piuttosto semplice rispetto alle variegate insidie del Ring.

Spesso a queste difficoltà si aggiungono le condizioni meteorologiche, che sono notoriamente mutevoli nella regione dell'Eifel. Nel 2016, la 24 Ore si è corsa in regime di bandiera rossa per quasi tre ore dopo che una tempesta di grandine si è abbattuta su diverse aree del circuito, rendendolo di fatto impraticabile. Un'altra gara nell'aprile 2019 è stata annullata per via della neve.

Nella 24 Ore del 2020 è stata invece una forte pioggia nel cuore della notte a causare uno stop di oltre nove ore. Il team in testa (Nick Catsburg, Alexander Sims e Nick Yelloly) ha quindi coperto meno distanza del previsto con la propria BMW M6, ma è stato comunque decretato vincitore date le condizioni eccezionali, tra le più dure che i piloti moderni possano mai affrontare. Non è impossibile che anche la gara di Formula 1 possa essere caratterizzata da condizioni meteorologiche simili. Con temperature inferiori ai 10 gradi centigradi si può anche andare incontro al fenomeno del “cold cracks” per i pneumatici: piccole linee di frattura del battistrada che per massima sicurezza originano l'immediata sostituzione del pneumatico.

 

Un fascino leggendario destinato a durare

 

Anche aldilà delle corse automobilistiche, il fascino della Nordschleife rimane. Un ritorno in gara per la F1 sarebbe stato impossibile, ma ciò non ha impedito alla BMW di fare alcuni giri dimostrativi nel 2007 con Nick Heidfeld al volante. Un evento principalmente a favore di telecamere, piuttosto che un reale tentativo di stabilire un record, ma al pilota tedesco è piaciuto comunque: "Prima pensavo che la Nordschleife non fosse adatta a una moderna vettura di Formula 1, ma non è così: si adatta perfettamente alla macchina", ha detto di recente. Questo non è però un punto di vista condiviso dalla maggioranza dei piloti...

Del resto, i tentativi di record al Nordschleife sono all'ordine del giorno, soprattutto per i produttori di auto stradali, che utilizzano la pista per perfezionare e dimostrare le prestazioni delle loro ultime creazioni. Un record importante per auto di serie è stato battuto da Marco Mapelli con Pirelli, che nel luglio 2018 ha compiuto un giro del Ring più velocemente di chiunque altro alla guida di una Lamborghini Aventador SVJ stradale in 6 minuti e 44 secondi.

Il record più speciale però è stato realizzato un mese prima quando Porsche ha portato sul Nordschleife una versione senza restrizioni della sua vincente 919 Hybrid LMP1 che, guidata da Timo Bernhard, ha stabilito un tempo sul giro quasi incredibile di 5 minuti e 19 secondi. Un record impensabile da battere.

Questo è l'esempio di record più eclatante ad aver migliorato di quasi un minuto il precedente record sul giro di tutti i tempi che è durato per ben 35 anni, ottenuto nel 1983 dal compianto Stefan Bellof nelle qualifiche per una 1000 chilometri mondiale per auto sportive con la Porsche 956.

Il giro di Bellof, con una velocità media di oltre 200 km/h, è di gran lunga migliore rispetto all'attuale passo gara della GT3 nelle moderne 24 Ore e potrebbe restare imbattuto in una competizione dal momento che il Nordschleife rimane off limits per le categorie più veloci del motorsport. Ma mai dire mai.