The hardest 24 | Pirelli

The hardest 24

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Il giro degli dei

La 24 Ore di Spa è una di quelle gare cui i piloti continuano a tornare, nonostante ogni anno si ripromettano che sarà l'ultima. Ma anche chi è un assoluto veterano della classica belga concorda che si tratti della gara più folle mai vista. 
Nei giorni precedenti alla 24 Ore, ci sono state temperature record in tutta Europa. Di colpo, Spa è diventata una sauna. Poi, il giorno della gara, tutto è cambiato. 
L'epico circuito di 7,004 km di Spa-Francorchamps, utilizzato anche per il GP del Belgio, si trova ai piedi delle Ardenne: un posto noto per il maltempo, quanto per il pâté e la birra Trappist.
Ma nessuno avrebbe previsto la carneficina climatica che ha caratterizzato la gara di quest'anno, con una successione di safety car e bandiere gialle che hanno portato a uno stop di quasi sei ora la domenica mattina, quando la pioggia è diventata insostenibile. In totale, ci sono stati solo 11 ore e 38 minuti di bandiera verde ininterrotta da sabato a domenica. 
“In tutta la mia carriera, non ho mai visto condizioni del genere: solo due metri di visibilità in alcuni punti”, ha commentato Kevin Estre, membro della squadra Porsche vincitrice. 
La 24 Ore di Spa 2019 è stata davvero un inferno di fuoco e acqua. Eppure i piloti hanno continuato a inanellare giri: attraverso pioggia, nebbia e foschia; durante il giorno e la notte. La massima espressione delle corse, con la celebre salita e la compressione di Eau Rouge e Raidillon ogni volta come un pugno nello stomaco. Davvero un giro degli dei.

Combattimento da gladiatori

Se il maltempo è del tutto normale a Spa – le previsioni per le 24 ore sono state affidabili come le promesse di un politico – una cosa che non si tende a notare è un piccolo incidente. Come è successo anche quest'anno, quando diversi piloti se la sono vista brutta in un posto che non perdona come Spa: fortunatamente uscendone illesi. 
Con uno schieramento record di 72 macchine (e un numero record di pneumatici Pirelli portati all'evento: 15.000) la battaglia è stata davvero da gladiatori. In totale, solo 51 vetture hanno visto ufficialmente il traguardo, in vari stati di salute. L'articolo più usato nel tool kit di qualunque team a Spa è stato il nastro adesivo da gara: il nastro nero che serve come cerotto istantaneo per tutte le ferite sostenute in 24 ore di combattimento automobilistico. Quest'anno ne è stato usato parecchio. 
Molti pensano che le macchine da corsa siano al meglio quando sono nuove e scintillanti, subito fuori dal box, ma niente di pià sbagliato. Sono invece al meglio quando sono sporche, rigate e col nastro adesivo – come lottatori appena usciti dal ring. Ogni cicatrice racconta una storia; la 24 Ore di Spa non è un posto per chi manca di fiducia. Qui correre è decisamente uno sport di contatto. 

La più bella di Stoccarda

Solo arrivare al traguardo è un successo: specie nelle condizioni diaboliche viste quest'anno. E per la prima volta dal 2010, il vincitore generale è stata la Porsche (per la settima volta a Spa) con le 911 arrivate prima e seconda, contribuendo a un totale di cinque Porsche nella top 10. Uno dei motivi è che la Porsche è sempre superlativa sul bagnato, con la combinazione di trazione posteriore e motore posteriore che offrono la miglior trazione. E ovviamente anche i pneumatici Pirelli – montati anche sulle Porsche 911 stradali – fanno la differenza. Sono stati usati sia quelli slick sia quelli da bagnato, in quasi egual misura, dato che era impossibile prevedere come sarebbe stato il tempo. 
“Sono rimasto sorpreso dalla quantità di grip disponibile,” ha detto Michael Christensen, al volante della macchina vincente assieme a Kevin Estre e Richard Lietz. “Anche sul bagnato con i pneumatici slick la macchina era guidabile, il che non è normale!”.
Incrediblmente, 24 ore dopo l'inizio della gara, la loro Porsche con livrea Gulf ha tagliato il traguardo domenica con solo 3,347 secondi sulla seconda macchina. Il team vincente è stato messo insieme solo all'ultimo minuto, ed era l'iscritto ‘joker' della Porsche, quello che non ci si sarebbe mai aspettati potesse vincere. Eppure hanno vinto, nel modo più incredibile. Ecco perché tutti i piloti continuano a tornare, anno dopo anno...