L'eroe ungherese più improbabile | Pirelli

L'eroe ungherese più improbabile

Da zero in Ungheria a eroe di Twitter

I Gran Premi sono una cosa seria, ma a volte dev'esserci spazio anche per un po' di humour. E probabilmente uno dei momenti più divertenti nella storia della Formula 1® si verificò proprio al Gran Premio di Ungheria poco più di 20 anni fa. 
Ecco a voi Mr Taki Inoue, eroe di Twitter e protagonista di uno degli episodi più comici e imbarazzanti mai accaduti in Formula 1®. Ancora adesso è molto divertente: andate a vedere @takiinoue – uno dei migliori account Twitter, anche se non parlate giapponese. 
L'anno era il 1995, periodo in cui spesso contava più la profondità del portafoglio che non il  talento. I team più piccoli in particolare erano di norma una specie di centro-scambi: ci porti i soldi e compri un sedile, se vuoi anche di gara in gara. Di conseguenza, alcuni avevano più piloti di una azienda media di trasporti.
Uno di questi autisti high-speed era Takachiho Inoue, un uomo che persino il piuttosto lento Ukyo Katayama una volta definì “rubbish.” 
Lo stesso Taki era il primo a concordare, commentando così la sua carriera nei gran premi: “Non c'è bisogno di chiedere chi sia stato il peggior pilota di Formula 1® di tutti i tempi. Io, senza alcun dubbio”. 
Ma ci ha comunque guadagnato, visto che ora vive a Monaco. “Nella zona povera di Monaco”, come sottolinea.  

 

Vigyazz! (*“Attenzione!” in ungherese)

Nelle sue 18 gare con Simtek e Footwork nel 1994 e 1995, arrivò al traguardo solo cinque volte: il miglior risultato fu un 8° posto in Italia nel 1995. Ma fu in Ungheria che Inoue diede il meglio della sua memorabile carriera. 
Dopo essersi qualificato in una brillante (per lui) 20° posizione, la sua gara terminò quando il motore della sua Footwork-Arrows finì KO nel giro 14. Nessuna sorpresa quindi. Accostò a bordo pista e scese. Ma i commissari tardavano ad arrivare con gli estintori alla macchina che fumava. Inoue corse verso le barriere per aiutarli e fu lì che iniziò il problema. Concentrato nel suo compito, non si accorse di quella che ironicamente si chiamava macchina ‘ di soccorso' che correva verso la Arrows ferma. Accadde l'inevitabile e lo sfortunato Inoue volò – ferendosi alla gamba, ma non abbastanza da impedirgli di prendere parte al gran premio successivo, dove finì coraggiosamente 12°. 
“Bang! Qualcuno mi aveva colpito davvero forte”, ricordò il giapponese ripensando al momento dell'impatto con una Moskvitch: un destino davvero beffardo per qualunque pilota nella massima serie del motorsport. “Ma atterrai sui miei piedi: un atterraggio perfetto. Penso da 9,9 punti su 10”.

 

Non tanto safety car

Incredibilmente, Inoue aveva già avuto un'esperienza simile. Quella fu infatti la seconda volta dell'anno in cui ebbe un impatto con una safety car. Durante le prove libere del Gran Premio di Monaco 1995, riuscì non si sa come a scontrarsi con la safety car (guidata dalla leggenda del rally Jean Ragnotti) riportando delle contusioni. Per il suo bene, la carriera del pilota giapponese si concluse a fine stagione. 
Dopo le T-shirt fatte per Kimi Raikkonen nel 2012 dopo Abu Dhabi con stampata la frase “Leave me alone, I know what I'm doing” (“Lasciatemi solo, so cosa faccio”), su Twitter Taki suggerì di produrre una linea simile in suo onore: “Don't leave me alone, I have no idea what I'm doing” (“Non lasciatemi solo, non ho idea di quello che faccio”). 
In un modo unico e tutto suo, Inoue è stato davvero un grande.