Da lì in poi la sua carriera a quattro ruote è un alternarsi fra team irresistibilmente attratti dal suo cognome e dai possibili incassi collegati, fra situazioni tecniche traballanti e anche qualche passo falso personale. Gare Turismo, Formula 3 italiana, quindi Formula Nippon in Giappone dove inizia a segnalarsi al mondo grazie al secondo posto finale in campionato. È così che gli si aprono le porte dell’America da corsa.
Debutta nel 1993 in Formula Atlantic, con molti successi e pole position che gli garantiscono il secondo posto in campionato. Nel ‘94 è in Formula Indy, che lo elegge Rookie of the Year (esordiente dell’anno) grazie anche a un eccezionale secondo posto alla 500 Miglia di Indianapolis, che vince di prepotenza l’anno successivo recuperando quasi due giri di ritardo accumulati per una infrazione al regolamento. Si laurea così campione stagionale e il numero 27 che porta sulla sua monoposto americana è lo stesso 27 di suo padre Gilles in Ferrari. Il che non fa che avvolgerlo nel mito quando a inizio 1996 esordisce in Formula 1, chiamato dal team Williams a quei tempi in lotta aperta per il titolo.
Prima gara in Australia, sul nuovissimo circuito di Albert Park a Melbourne che quell’anno eredita la F1 da Adelaide. Jacques centra la pole position e se ne va al comando, senza il minimo timore reverenziale nei confronti del suo team mate Damon Hill (altro figlio di campione: suo padre Graham fu iridato nel 1962 e ’68, oltre a essere l’unico pilota della storia ad avere vinto nello stesso anno Mondiale F1, 24 Ore di Le Mans e 500 Miglia di Indy) che lo insegue incredulo finché una perdita d’olio sulla Williams di Jacques gli spalanca la strada verso la vittoria. Ma non prima che Villeneuve, secondo sul traguardo, firmi anche il record sul giro in gara.
È questo il timbro destinato a restare costante per tutta la carriera di Villeneuve in F1, almeno in quella vincente. Secondo nel mondiale ’96 dietro a Damon Hill con quattro GP vinti, tre pole e sei record sul giro in gara, Jacques eredita l’anno successivo il timone del team Williams e combatte apertamente per il titolo. Il risultato si concretizza all’ultima tappa: GP Europa a Jerez de la Frontera. È un duello fra lui e Michael Schumacher, che scatta dalla pole position (una pole incredibile, con i due contendenti e Frantzen con la seconda Williams davanti a tutti con l’identico tempo al millesimo!) e se ne va al comando. Ma Jacques non si dà per vinto: recupera e tenta un clamoroso sorpasso senza il minimo avvertimento. Ferrari e Williams si toccano. Schumi sarà penalizzato per la mossa evidentemente volontaria mentre Villeneuve è l’unico dei due che riesce a proseguire e arriva al traguardo, dove cede graziosamente la vittoria ad Hakkinen su McLaren e va a conquistare il Mondiale.
Da questo punto, la carriera di Villeneuve Jr in F1 è un lento e costante declino. Nel 1998 la Williams perde i motori Renault e con il 10 cilindri Mecachrome non è più l’ombra di se stessa. In questa stagione, così come nelle cinque successive con il team BAR nell’orbita Honda il pilota non conquista più vittorie né pole position. Pochi altri piazzamenti a punti, un 2004 con i soli tre ultimi GP disputati con la Renault lasciata libera da Jarno Trulli e le successive due stagioni con il team Sauber non gli porteranno molto di più. Il 2006 si conclude anzitempo dopo il GP Germania, lasciando il posto al polacco Kubica anche per un feeling ormai perduto con il team di orbita BMW.
Da allora Villeneuve si concentra sulla famiglia (ha tre figli) e intraprende la carriera di commentatore TV, che a oggi svolge seguendo i GP per Sky Italia e per la francese Canal+. Tutto sempre secondo il solito registro: libero, liberissimo, irriverente e spesso controcorrente, senza alcun timore nella critica e nei commenti.