Singapore: cronache da un altro mondo | Pirelli

Singapore: cronache da un altro mondo

Singapore: cronache di un altro mondo 01
Singapore: cronache di un altro mondo 01

Monza, dove si è appena corso il 13mo Gran Premio del Mondiale 2017, e il circuito cittadino dell'ex-protettorato asiatico dove si gareggerà il 17 settembre stanno infatti l'uno all'altro come il giorno sta alla notte.

I numeri parlano chiaro. Sull'autodromo si vince a a 243,6 chilometri all'ora sull'intera gara: dato di Hamilton trionfatore a inizio settembre con la Mercedes; e fra il 2003 e il 2006, anni delle F1 con motore 3000 aspirato, questo record venne addirittura battuto. Fra i marciapiedi dell'isola asiatica il successo premiò un anno fa Rosberg (sempre Mercedes) a 159,9 di media/gara. A Monza si superano i 300 kmh in tutti i rilevamenti che segnano il termine dei tre settori intermedi del circuito (per la cronaca: quest'anno 338, 343 e 321 kmh in ordine di percorrenza) e il record sul giro in gara è stato firmato il 3 settembre da Ricciardo su Red Bull a 250,74 kmh! A Singapore un anno fa il giro più veloce fu a 170,1 di media. Il Gran Premio d'Italia, con i suoi rettilinei interminabili raccordati da cinque curve e da due chicane, le F1 scendono in pista con alettoni a zero incidenza o quasi, veri missili da velocità pura. In Asia, per avere una minima speranza di non sbandare e finire a contatto con i muretti onnipresenti alettoni e fiancate presentano una serie infinita di flap e paratie, anche piccolissime e ognuna mirata a spremere il minimo granello di carico aerodinamico in più.     

Singapore: cronache di un altro mondo 02
Singapore: cronache di un altro mondo 02

Nessuna sorpresa, quindi, se Italia e Singapore sono accomunate nel calendario F1 2017 come la più antitetica delle sequenze. In più, il GP di casa nostra segna la conclusione della stagione europea: otto Gran Premi in tutto, a confronto con i 12 extra-europei che sottolineano la nuova conformazione ultra-globale del Mondiale. E la cui tranche conclusiva inizia proprio a Singapore per proseguire poi nell'Asia più lontana (Malesia e Giappone a inizio ottobre), quindi in America (Texas e Messico, seconda metà dello stesso mese), Brasile e Abu Dhabi rispettivamente il 12 e il 26 novembre. Un finale giramondo, ma anche caratterizzato dall'estrema varietà delle condizioni di gara. Singapore, ad esempio, è quanto di più simile la F1 incontri a confronto con la mitica magia di Montecarlo. Curve strette e quasi sempre a 90 gradi, muretti ovunque a sconsigliare ai piloti ogni eccesso di ottimismo. Pochissimi punti da alte velocità e una traiettoria ideale praticamente unica, dovuta al solo binario di pista gommata che si forma giro dopo offrendo la migliore dose di aderenza. Tutto questo è garanzia di una gara a sé stante nell'intera stagione. Il più piccolo errore viene facilmente punito dal contatto con le protezioni, e questo spesso significa gara conclusa anzitempo. La fatica del guidare, nella sauna naturale inevitabile anche con le temperature serali, rende il GP di Singapore una sfida nella sfida.        

E poi c'è la luce artificiale. Oggi i controsterzi e sorpassi alla luce delle fotoelettriche sono uno degli aspetti della F1 moderna. Ad Abu Dhabi, ad esempio, si parte con la luce del sole e il tramonto guida i piloti all'oscurità totale che li accompagnerà al traguardo. Anche il Bahrein propone qualcosa di simile. Ma a Singapore la notte è sempre: dal via della corsa alla fine. Un impianto di illuminazione di eccezionale potenza (realizzato peraltro da un'azienda italiana) assicura massima visibilità in ogni punto del circuito, dove ogni tombino, ogni sdrucciolevole riga bianca, ogni punto ideale di frenata assumono importanza ancora maggiore per la già raccontata paura di sbattere. Nel luccichio delle luci stese sopra ogni punto del tracciato e delle migliaia di flash in tribuna si consuma uno dei Gran Premi più complessi dell'anno. Fra i muretti asiatici si consuma una sfida estrema: molte volte un centimetro, un solo centimetro di più, marca la differenza fra vincere e ritirarsi. 

E ad aiutare i piloti in questa corrida continua nel flusso della velocità, ecco i pneumatici Pirelli Purple ultrasoft. In quel labirinto di asfalto alla caccia della massima aderenza, la più morbida delle mescole Pirelli scende in pista quest'anno per la settima volta. Seguiranno altri tre impegni sui toni viola delle gomme: Stati Uniti, Messico e Abu Dhabi. A conferma che la nuova struttura dei pneumatici allargati (+25%) delle gomme 2017 consentirà l'adozione in gara della copertura più tenera della gamma P Zero F1 nella metà esatta degli impegni di campionati. Un deciso aumento rispetto al passato. E la quasi promessa di un nuovo, clamoroso abbassamento dei record sul giro, come già accaduto tantissime volte in questa stagione che è la più veloce di sempre.