Dove c'è un Wilson, c'è una soluzione | Pirelli

Dove c'è un Wilson, c'è una soluzione

Dove c'è un Wilson c'è una soluzione
Dove c'è un Wilson c'è una soluzione

Come è avvenuto il passaggio da rally a corse in pista? 

MW: “Un grandissimo cambiamento! Ma mi è molto piaciuto. La M-Sport non aveva esperienze precedenti di corse, dato che per anni siamo stati impegnati al 100% sui rally. Quindi è stato un battesimo del fuoco, ma penso che l'abbiamo affrontato con idee diverse ed è stata una delle cosec he la Bentley ha apprezzato. Non eravamo un race team organizzato ed è stata una nuova sfida, che è stata brillante per molti dei più esperti ragazzi della M-Sport. Per me personalmente, smettere di guidare è stato un po' uno choc all'inizio, ma è stato un modo per esserci comunque anche se nel background. Non è stato un passo diretto da un ruolo all'altro e anche adesso faccio dei test e lavoro di sviluppo per il rally”. 

Quali vantaggi ha il fatto di essere stato un pilota di rally nel suo ruolo manageriale? 

“Penso che puoi avere un'immagine chiara di quello che vivono i piloti. Specie nelle gare di durata, quando fanno un doppio o un triplo stint di notte e pensi: ‘So che non è facile'. Forse capisci meglio la posizione in cui sei. E penso che le lunge gare in notturna siano la cosa più vicina al rally. E sai che è un vero lavboro di squadra, dove fai totalmente affidamento sui tuoi meccanici”.

Come manager sente ancora le stesse scariche di adrenalina come quando era al volante? 

“A dire il vero, sono più nervoso di quando guidavo, perché allora pensavo: ‘E' solo colpa mia se faccio casino, è tutto sotto il mio controllo'. Mentre qui ci sono così tanti fattori e variabili esterne. Puoi essere coinvolto in un incidente di cui non sei totalmente responsabile ed essere costretto al ritiro. Questo mi rende nervoso”.

Ha guidato la Bentley Continental GT3?

“Un paio di volte. Niente di serio, solo per farmi un'idea. Non ho passato una giornata intera al volante o cose del genere, ma 10 o 15 giri ti danno modo di avere una buona comprensione della macchina e di quello che provano i piloti”.

Ma le corse non hanno molti misteri per lei: i suoi inizi sono stati come pilota, vero? 

“Vero! Avevo sempre volute guidare, ma nel rally non c'è niente da fare a livelli seri finché non hai la patente. Ho corso per tre anni in pista, finendo con la Formula Renault quando avevo 16 anni. Quell'anno con me correvano piloti come Lewis Hamilton, Susie Wolff, Paul Di Resta e Mike Conway; fu piuttosto divertente. Alla fine di quell'anno avevo l'età per prendere la patente e sono passato ai rally. Ma le corse in pista sono state una bella base, perché in circuito i margini ovviamente sono molto più piccolo e il set-up della macchina cruciale”.

Dev'essere una grande soddisfazione per M-Sport essere scelta da Bentley per un progetto così prestigioso…

“Assolutamente. Penso sia stato un vero choc per noi quando è successo, perché è avvenuto velocemente. Ma la Bentley ovviamente aveva fatto le sue indagini e conoscevano le strutture che abbiamo alla M-Sport: probabilmente avevano più fiducia di quanta non ne avessimo noi di poter portare a termine il compito! Penso che questo programma ci abbia portati a un livello superior; adesso ci sono molte più attività alla M-Sport, dalle corse in pista al rallycross. E abbiamo un grande programma di investimenti per il futuro che ci porterà al livello successivo, incluso il nostro test track.”

Oltre a gestire la Bentley nella Blancpain GT Series, fate altre cose: riesce a seguire tutto? 

“E' vero che questo è uno degi anni in assoluto più impegnativi che io abbia mai avuto: sono anche presentatore per la Red Bull TV nel World Rally Championship e partecipiamo ad altre gare al di fuori degli eventi Blancpain, come la Bathurst in Australia. Ci sono molte cose, ma quando fai qualcosa che ti piace è tutto divertente”.

Quale è la sua gara preferita?

“Per me, Spa è unica. Tutti vogliono vincerla. In passato ci siamo arrivati vicini e ancora adesso fa male parlarne. È anche la cosa più vicina al rally. Tutti – e intendo ogni singola persona – sono cruciali per il risultato finale. Ma mi sono piaciute anche alcune gare spint. Quando abbiamo vinto la sfida dei pit stop a Brands Hatch, un momento che ci ha riempiti di orgoglio. Anche se Spa è la gar ache tutti vogliono. E vincere al Paul Ricard è stato un grande inizio verso la realizzazione di quell'ambizione…”.