Cinque domande a Mario Isola: racing manager Pirelli | Pirelli

Cinque domande a Mario Isola: racing manager Pirelli

Cinque domande a Mario Isola, racing manager Pirelli 01
Cinque domande a Mario Isola, racing manager Pirelli 01

Che cosa ti ha avvicinato all'inizio al motorsport?
“Sono cresciuto guardando la Formula 1®, quindi ovviamente, appena ho avuto l'età, ho iniziato a tormentare mio padre per avere un kart. Ne comprammo uno vecchio, a buon mercato e andava piuttosto bene, quindi circa un anno dopo me ne comprò uno vero, della classe 100 cadetta, e da allora non lo lasciai praticamente più. Ho corso nei kart per una decina d'anni e da allora il motorsport è stato una parte cruciale della mia vita. Il kart era davvero divertente e, anche se non ero di sicuro a livello dei piloti con cui lavoriamo oggi, avere un background nelle competizioni mi aiuta a interpretare il feedback che mi danno nel mio ruolo attuale. Ho avuto la fortuna di correre in kart con alcuni piloti che sono arrivati in alto: la prima volta che incontrai Max Papis, per esempio, quando lavoravo in Pirelli, mi disse: ‘Ma non ti ho già incontrato da qualche parte?' Ed era vero: avevamo corso insieme coi kart quando eravamo dei teenager!”.

Hai iniziato in Pirelli come collaudatore e adesso sei racing manager: per te è la realizzazione di un sogno?
“Devo dire di sì. Sono diventato test driver per caso: avevo mandato un CV per un lavoro in Pirelli e durante il colloquio venne fuori che avevo esperienza di guida. Pochi giorni dopo uno dei collaudatori se ne andò  e mi chiamarono per fare un test a Vizzola. Quindi mi presentai, mi mostrarono la pista e mi dissero di scegliere tra una BMW o una Volvo. Scelsi la Volvo, dato che pensavo che con la trazione integrale sarebbe stato più facile! Non avevo idea di come fosse andata ma dopo un paio di settimane mi dissero che il lavoro era mio. Dopo arrivai al reparto research and development dei prodotti stradali, e poi infine a quello motorsport – cui avevo semrpe aspirato – lavorando nel FIA GT Championship. E adesso eccomi qui”.

Cinque domande a Mario Isola, racing manager Pirelli 02
Cinque domande a Mario Isola, racing manager Pirelli 02

In quali categorie del motorsport partecipi per hobby?
“Purtroppo non ho molto tempo per partecipare a tutte le corse come vorrei. Quando ero giovane per me c'era solo la Formula 1®, poi ho imparato ad amare i rally e volevo correre seriamente. Ammiro davvero i piloti di rally: servono un coraggio e un impegno speciali. Quindi ho preso la mia licenza da rally e il primo cui ho preso parte è stato con un collega in Pirelli come co-pilota, Matteo Braga! Poi ho avuto la fortuna di partecipare a rally dal Messico alla Croazia alla Cina e mi sono divertito moltissimo. Di recente ho corso in Auto Cross, uno spasso. Un vero divertimento e spero di avere l'opportunità di rifarlo quest'anno”.

Ma il motorsport non è per tutti. Che cosa ti ha mosso a dedicargli la tua vita e la tua carriera? 
“E' una vera passione. Amo le macchine, le cose meccaniche, guidare. In passato ho anche lavorato per una scuola di guida sicura, che mi ha insegnato molto. Quindi il motorsport è solo una passione che c'è sempre stata, oltre a essere un ambiente molto stimolante in cui lavorare. È un lavoro che ti chiede molto e se non hai questa passione è impossibile riuscire. E c'è anche un forte lato umano nel motorsport: è come una grande famiglia in viaggio”. 

Pirelli celebra i 110 anni nel motorsport: quale è stato il tuo momento più bello nella tua carriera in Pirelli?
“Ce ne sono così tanti! Ma uno è quando vincemmo il FIA GT Championship nel 2005 con la Maserati MC12. Il progetto iniziò nel 2003, con la macchina e i pneumatici sviluppati in parallelo e fu il primo grande programma in cui fui coinvolto. Partecipammo a quattro gare nel 2004 e nell'ultima della stagione arrivarono il 1° e 2° posto a Zhuhai. Quando le macchine tagliarono il traguardo, fui spruzzato d'acqua da tutti gli uomini Maserati: ho ancora le foto da qualche parte! Nel 2005 vincemmo il Titolo, non solo perché la macchina era veloce ma anche perché lavorava alla perfezione con i pneumatici. Quando vincemmo, contro altri forti Costruttori, fu una sensazione fantastica. È in momenti come quelli, quando sai di aver fatto il tuo lavoro al meglio delle tue capacità, che ti senti davvero soddisfatto”.